Intervista a Carlo Di Clemente, direttore del Museo della Torre medievale
di Cristina Di Giorgi
La cultura non è andata in vacanza. O meglio, è entrata a far parte delle vacanze (più che meritate, date le difficoltà notevoli patite in questo brutto periodo di pandemia e paura) di coloro che si sono goduti un po’ di fresco e di riposo in quel di Villetta Barrea, nel cuore della meravigliosa oasi naturale che è il Parco Nazionale d’Abruzzo. Abbiamo affrontato l’argomento nel corso di una piacevole conversazione con Carlo Di Clemente, archeologo e direttore del Museo della Torre Medievale del piccolo borgo abruzzese, che ha gentilmente accettato di rispondere ad alcune domande.
Quando è stata inaugurata la struttura da lei diretta e cosa contiene?
Il Museo è nato nel 2011 (quindi quest’anno festeggia i dieci anni di vita) contemporaneamente all’apertura della sezione di Villetta Barrea dell’Archeoclub d’Italia, che è l’ente gestore, qui a Villetta, sia del Museo della Torre sia del Museo dell’acqua. Si tratta di due realtà molto interessanti: quest’ultima sorge nel sito dove prima c’era il vecchio mulino del paese (poi divenuto centralina idroelettrica nel 1910) ed è un piccolo esempio di archeologia industriale. Il Museo della Torre medievale invece è un museo storico e archeologico. Contiene numerosi reperti (che aumenteranno presto di numero grazie a donazioni private) ed in particolare all’ultimo piano espone quanto rinvenuto nel corso di una campagna di scavo effettuata nel 2012 nel sito – quello dell’attuale area cimiteriale – in cui sorgeva l’antica Abazia benedettina di Sant’Angelo in Barreggio, risalente all’VIII secolo. Tra il materiale trovato ci sono in particolare alcuni frammenti di affreschi. Oltre a questi, come opera di carattere al tempo stesso archeologico e storico in particolare – che poi l’una cosa non esclude l’altra, perché l’archeologia aiuta a ricostruire la storia – conserviamo anche i frammenti architettonici dell’antica chiesa parrocchiale di Villetta Barrea (S.Maria Assunta, risalente al 1600), che venne purtroppo distrutta quasi completamente dal terremoto della Marsica del 1915. Ci sono anche, infine, paramenti sacri di manifattura napoletana intessuti in seta e fili d’oro, databili intorno alla metà del 1700.
Una cosa molto interessante, a nostro parere, è l’esposizione di scatti d’epoca di Villetta Barrea che fa bella mostra di sé sulle pareti delle varie sale della Torre. Un’idea molto particolare, che integra e completa il Museo dal punto di vista della storia del paese. Come è nata e come l’avete realizzata?
I pannelli mostrano riproduzioni di fotografie che tutte le famiglie villettesi hanno fornito e donato al Comune: gli originali, infatti, sono conservati all’interno del Municipio, che tra l’altro è un palazzo storico (Palazzo d’Orazio). Alcuni scatti sono dei primi del ‘900: in particolare c’è la foto di una processione del 1903. Scatti antichissimi dunque, che ci aiutano a ricostruire la storia di Villetta Barrea. Oltre a mostrare scene di vita quotidiana, feste patronali e altri momenti legati al nostro territorio, ci fanno comprendere come sono cambiati i volti, le abitudini e le mode nel corso dei decenni, dall’inizio del secolo scorso fino circa agli anni ’60. Sono foto d’epoca, ma possono essere anche considerate come dei veri e propri documenti fondamentali per la ricostruzione storica, come per esempio la panoramica di Villetta Barrea (foto datata tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900) che è stata messa sulla parete di una delle sale in formato gigantografia e che mostra l’aspetto del paese prima del terremoto del 1915. Una panoramica che permette di ricostruire l’urbanistica di Villetta com’era un volta, mostrando anche edifici che ora non ci sono più. Ed è una cosa importantissima per la storia più recente e per la memoria del paese.
Cosa è cambiato in questi dieci anni di vita del Museo della Torre?
Recentemente, in accordo e sinergia tra Comune e Archeoclub, abbiamo pensato di rilanciare la struttura: l’intenzione di entrambe le istituzioni è quella di far diventare il Museo della Torre il polo culturale di Villetta Barrea, non solo esponendo pur interessantissimi reperti ma anche organizzando manifestazioni e promuovendo attività ludico-ricreative, seminari e altri eventi del genere. Inoltre – ed è l’altro grande progetto che abbiamo – c’è l’intenzione di organizzare ulteriori indagini archeologiche sul nostro territorio.
Tornando alla Torre medievale, va ricordato che risale al XV secolo e non bisogna dimenticare che è stata la protagonista anche della stessa creazione di Villetta, che è nata proprio attorno ad essa. Dunque proprio la torre, che assolveva funzioni di avvistamento e difesa, è un vero e proprio perno attorno a cui è sorto e gravita il paese. Si trova nella parte più antica e paesaggisticamente parlando più bella di Villetta Barrea e uno dei motivi che ci hanno spinto alla valorizzazione della struttura è quello di riportare le persone a scoprire quello che, seppure meno facilmente raggiungibile e meno frequentato, è il vero centro storico del paese.
Come sono andate le visite quest’anno?
Siamo molto soddisfatti sia per i numeri (abbiamo avuto molto visitatori: in media uno/due all’ora) sia per lo stupore delle persone, compresi alcuni paesani: c’è infatti stato un ottimo riscontro anche da parte loro e questo a dimostrazione che se c’è offerta la gente poi risponde. Tutto sta, dunque, ad incentivare la cultura e ad investire nella stessa, perché laddove si fa un discorso serio, pianificato e articolato in progetti dettagliati con precisi obiettivi da raggiungere, anche in un paesino sulle montagne quando apri e rilanci un Museo storico-archeologico le persone poi lo vengono a visitare.
Nel ringraziarla per la sua disponibilità, le chiediamo di rivolgere ai nostri lettori un pensiero per invitarli a visitare il Museo della Torre Medievale di Villetta Barrea
Direi che, venendo nella nostra struttura, farete un percorso nella storia e nella memoria. Quello della Torre, infatti, è un museo che non è solo esposizione di reperti, ma anche espressione di un lato umano, che trasmette ai visitatori accoglienza e familiarità. Senza contare il fatto che fa comprendere pienamente cosa vuol dire utilizzare l’archeologia come indagine per ricostruire una storia, dimostrando che tale procedimento non è qualcosa di asettico e astratto, ma qualcosa che propone un percorso che coinvolge tutti.