Così sono i poeti: animi puri, sempre un passo oltre un’interpretazione lungimirante…la lungimiranza, per loro, non basta. C’è bisogno del sentimento, della nudità del cuore e delle mani, della pienezza del bere ogni attimo come fosse unico, irreversibilmente eterno, bisognoso di essere regalato. I poeti, sospesi a metà tra il trasudato quotidiano e un oltre a cui non rinunciano mai, non si possono emulare, incasellare, imprigionare in etichette. Li si può solo cercare tra le righe.
E “tra le righe” è il titolo della silloge poetica di Riccardo Di Giorgi: poeta, appunto; oltre che medico, militare, volontario e soprattutto figlio, marito, padre, fratello e amico. Scomparso nel 2005, non se n’è mai veramente andato, avendo lasciato ovunque tracce della sua grande nobiltà d’animo. Sopra agende, tovagliolini, pezzi di carta e addirittura pacchetti di sigarette, Riccardo amava appuntare poesie puntinate, brevi inni alla vita, grandi dediche sentite e tante, impagabili lodi al creato e alle sue innumerevoli manifestazioni. È stata la figlia Cristina Di Giorgi, giornalista ed autrice, a scovare una ad una le poesie più rappresentative e a rilegarle in questa silloge edita da La vela nel 2021, che si apre con una poesia intitolata “Camosciara”, luogo simbolo dell’Abruzzo interno, rifugio della “Villetta Barrea” che dà il titolo ad un’altra poesia e che era l’amato luogo estivo di vacanza di Riccardo Di Giorgi e della sua famiglia.
Riccardo amava l’Abruzzo con la sua natura incontaminata e i suoi sentieri dissestati eppure consolazione delle brutture del mondo, amava i paesaggi selvaggi e le piane striate delle Cinque Miglia poco oltre la sua casa estiva; ma oggi questo amore diventa un fattore rilevante in quanto è metafora, sineddoche calzante per provare a descriverlo con una coppia di aggettivi che meglio d’altri lo rappresenta e che filtra dalla raccolta. Perché se è vero che l’abruzzese è “forte e gentile”, allora Riccardo Di Giorgi si può a rigore considerare un vero e proprio abruzzese. Forte perché canta “il superamento di ogni impresa”, “l’impegno e la gloria”, “le cose più belle”, il “destino canzoniere” gli infiniti snodi del credere fino in fondo nei valori e nei percorsi; gentile perché da ognuno di questi elementi fa capolino la mano prudente di un uomo che sa accarezzare le cose, che mette al centro le persone e il loro rispetto, che ha a cuore ogni frammento di bene che può essere elargito; gentile, infine, perché portatore di una delicatezza che non lascia dubbi sulla sua matrice e che è una delicatezza di mille gradi superiore a qualunque seta…la delicatezza del cuore.
Elena Caracciolo