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Claudio Mattone, la colonna sonora dell’Italia che canta

claudio mattone

di Alina J. Di Mattia

Sarà perché la Campania è una terra generosa di talento e passione, una fucina di creatività che ha forgiato artisti e melodie senza tempo; sarà perché il suo cognome richiama la solidità di chi edifica universi destinati a durare. Una cosa è certa: Claudio Mattone ha regalato al panorama musicale italiano capolavori immortali.

Compositore, autore, produttore ed editore, ha attraversato generi e generazioni, dando vita a vere e proprie icone della canzone del Belpaese. Dalla musica al teatro, dal cinema alla televisione, il suo genio ha tracciato un segno indelebile, come solchi incisi su un vinile destinato a suonare ad libitum. Pianista jazz raffinato, ha saputo fondere tecnica e sensibilità, attingendo alla tradizione culturale italiana e trasformandone l’essenza in canzoni che ci accompagnano ogni giorno come vecchi amici.

Nato sotto il tramonto infuocato del Sud, nel casertano, e cresciuto tra i vicoli pulsanti di Napoli, sin da giovanissimo ha dimostrato di essere predestinato a lasciare un’eredità musicale potente. A un passo dalla laurea in Giurisprudenza, abbandona il diritto e sceglie l’arte, trasferendosi nella capitale. Qui, inizia a frequentare la RCA Italiana, la storica etichetta discografica che diede vita al “Cenacolo”, un laboratorio creativo che ospitò nomi prestigiosi tra cui Ennio Morricone, Luis Bacalov, Lucio Dalla, Claudio Baglioni, per citarne alcuni.

Il suo nome diventa ben presto una garanzia di successo e qualità: compone successi intramontabili tra cui Ma che freddo fa, scritta con Franco Migliacci per Nada; con Migliacci firma anche Ancora (Premio della Critica Festival di Sanremo 1981), Mani, L’infinità, Amico che voli, e molte altre, per Eduardo De Crescenzo; Il cuore è uno zingaro, per Nada e Nicola Di Bari; Ma chi se ne importa, per Gianni Morandi; Le ragazze, per i Neri per Caso; l’elenco è lunghissimo (vedi tutti). Ogni suo brano è un quadro d’autore, ogni nota un colore che arricchisce il mosaico musicale del nostro Paese.

Claudio Mattone in studio, durante la registrazione di “Chiàmmame”, interpretata da Eduardo De Crescenzo.

Insieme a Renzo Arbore sigla canzoni iconiche tra le quali Ma la notte no, Il materasso, Sì, la vita è tutt’un quiz, Cacao Meravigliao, e ancora Il Clarinetto, Vengo dopo il Tiggì, inni di cultura pop che sono ormai parte del nostro bagaglio culturale. Consegna classici intramontabili a giganti come Renato Carosone (’Na canzuncella doce doce), Alberto Sordi (E va, e va…), Gigi Proietti (Ma che ne sai… se non hai fatto il piano-bar – Sanremo 1995 con Peppino Di Capri e Stefano Palatresi), firma le colonne sonore di commedie memorabili per Garinei e Giovannini, aggiungendo un ulteriore tassello alla sua straordinaria carriera.

Ma Claudio non è solo un autore d’eccezione: è anche uno scopritore di talenti, un mentore capace di trasformare promesse in stelle. A Roma fonda un centro di produzione musicale e teatrale nello stesso indirizzo del “Cenacolo” della RCA, in via Nomentana 1111, un polo di contaminazione artistica, crocevia di giovani emergenti e punto di riferimento per i più grandi professionisti della musica italiana, tra cui Pino Daniele e Mia Martini.

Premi e riconoscimenti prestigiosi, come il David di Donatello e il Nastro d’Argento per la colonna sonora di Scugnizzi (1990) di Nanni Loy, consacrano il suo valore, ma il vero trionfo è la sua musica, un torrente di emozioni senza fine. Dal film di Loy nasce il musical C’era una volta… Scugnizzi, con la partecipazione di Sal Da Vinci e, successivamente, di Andrea Sannino: un canto di riscatto per i ragazzi di strada napoletani che unisce commozione e denuncia sociale. Un successo senza precedenti: oltre 600 repliche, 700.000 spettatori. Tra i brani più noti spicca ’A città ‘e Pulecenella, una dolce e amara serenata dedicata a Napoli.

Fuoriclasse, dalle virtù creative inesauribili, oggi Mattone rinnova il suo percorso artistico con il libro Scrivere in napoletano (decentemente…), pubblicato da Edizioni Metropolitana. Nato per “scongiurare le storpiature al napoletano”, l’opera non è soltanto un manuale, ma un atto d’amore per la sua terra. Con la precisione di un insegnante e la dedizione di un figlio che ne custodisce le radici, il volume offre strumenti per comprendere fonetica, lessico e grammatica della lingua partenopea, consegnando ai lettori un patrimonio di inestimabile valore.

Nel giorno del suo compleanno, il mio omaggio a un uomo elegante e discreto che, come i mattoni del suo cognome, ha costruito un firmamento di sonorità e bellezza. Al Maestro Claudio Mattone, l’augurio di un lungo futuro di armonie e versi, affinché la sua arte continui a impreziosire le nostre esistenze. Professionisti come lui fanno bene alla musica, fanno bene all’anima, fanno bene al mondo.

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