Se le nuove generazioni si abituassero a consumare solo opere create artificialmente, potrebbe verificarsi una perdita della capacità di apprezzare la profondità dell’espressione umana. Inoltre, la mancanza di sfide creative potrebbe tradursi in una generazione con un pensiero uniformato e omogeneo, privo di innovazione e originalità, lasciando un vuoto cerebrale incolmabile.
Categoria: L’Opinione
L’emigrazione degli italiani all’estero: un fenomeno in crescita
Nonostante le circostanze siano cambiate e l’Italia stessa oggi sia diventata meta di emigrati da ogni luogo, l’esodo italiano verso l’estero rimane un fenomeno in costante evoluzione, caratterizzato da motivazioni diverse rispetto al passato ma anche da nuove sfide e opportunità che riflettono l’evoluzione, (o l’involuzione?) del mondo globalizzato in cui viviamo oggi.
The reality shows of pain
“Infotainment” is an English neologism that has institutionalized the sensationalization of drama along with invasive and disrespectful journalism, leading to a decline in the quality of information content. It’s the reality of pain, torment transformed into entertainment stories for an audience always attracted to sensational news, other people’s tragedies, and, I emphasize, the tragedies of others. The influential French philosopher Bourdieu once remarked that “Blood, sex, melodrama, and crime have always been big sellers.”
The obsession with popularity that is harming our youth
In 2019, there were 4.39 billion internet users, spending an average of 6 hours and 42 minutes online. 71% of them belonged to a young
The modern history of the infamous column
It’s interesting to note that if in Manzoni’s time, identifying the culprits among the alleged “untori” somehow helped quell popular revolts, today, using the same method, attention is diverted away from a system ill-equipped to provide adequate answers to citizens and lacking not only in treatment tools (with the exception of an extraordinary army of doctors and healthcare personnel) but also an efficient protocol to safeguard the health of individuals, including those most at risk such as disabled patients and those with debilitating conditions.
La maleducazione giovanile e quei ‘no’ mai detti
La pressione dei coetanei e l’esposizione costante a contenuti mediatici che glorificano comportamenti per lo più inaccettabili, spingono i giovani a comportamenti particolari per essere accettati dal gruppo, soprattutto, quando cercano attenzione.
Come TV e Web insegnano la maleducazione ai nostri figli
Volgarità e arroganza forgiano nuovi e discutibili personaggi televisivi e anche i loro fan, modificando abitudini e modus vivendi degli spettatori, ipnotizzati e storditi da programmi di bassa levatura che sfornano personaggi grotteschi, pagati per apparire in alcuni salotti televisivi che hanno fatto fortuna proprio con il gossip da quattro soldi. Un calderone di sguaiataggine e rozzezza che a una come me, nata negli anni ’70 e cresciuta con la TV dei ragazzi, sta decisamente stretto.
Le foibe e la livella degli olocausti
Come si può davanti a questi orrori – compiuti nel nome di un’ideologia o per far prevalere un’appartenenza etnica o per imporre la supremazia di una religione – giustificarne un Olocausto rispetto ad un altro e misurarne la gravità di questi mediante il computo numerico dei morti? Ma il perdono ed il giudizio spettano solo ai discendenti delle vittime. Per noi che siamo estranei vale solo una morale: non ci sarà mai pace fra i vivi se tutti e morti non saranno uniti del ricordo!
Razzismo e antirazzismo. Due facce della stessa medaglia?
Scriveva Martin Luther King: “L’odio è un male contagioso; si diffonde e si estende come una pestilenza; e nessuna società è tanto sana da conservarsene automaticamente immune”.
Suicidi universitari. Una laurea può valere una vita?
Tre suicidi ogni anno. Questa è la media degli studenti che si tolgono la vita perché non riescono a terminare l’Università e non hanno il coraggio di affrontare, dinnanzi a familiari e amici, quello che per loro è un fallimento.
La manipolazione sociale ai tempi di Internet
Un vero e proprio lavaggio del cervello per influenzare scelte politiche, creare tendenze, modificare abitudini, causare bisogni e di conseguenza consumi, distrarre l’opinione pubblica mentre avvengono cambiamenti decisivi, non sempre positivi, per le nostre esistenze.
L’algoritmo razzista che ci divide in buoni e cattivi
Hai un curriculum eccellente ma non trovi lavoro? La banca ti rifiuta un prestito senza motivazione?
È colpa di un algoritmo. Un sistema fallace che premia i più forti e che emargina via via le fasce più deboli.