Il 4 novembre prossimo, come sappiamo, ricorreranno 100 anni dall’istituzione del Milite Ignoto, il più alto riconoscimento dello Stato italiano a un caduto non identificato, la commemorazione solenne e nazionale di un combattente senza volto e senza nome che potesse rappresentare ogni figlio d’Italia sacrificato alla Patria durante la Prima Guerra Mondiale.
A scegliere il soldato sconosciuto da tumulare presso la Mole del Vittoriano fu eletta la triestina Maria Maria Maddalena Blansizza, madre di Antonio Bergamas, soldato caduto e disperso sul Carso. Nell’ottobre del 1921, Maria fece la sua scelta in rappresentanza di tutte le madri italiane, e Antonio diventò simbolicamente il Milite Ignoto.
Nato a Gradisca d’Isonzo da una famiglia di sentimenti italiani, il giovane si trasferì dapprima a Trieste e in seguito a Capodistria, allora sotto il dominio austro-ungarico. Animato da ideali repubblicani e ammiratore di Mazzini, quando l’Austria dichiarò guerra alla Serbia, varcò la frontiera stabilendosi per un periodo a Roma.
Alla vigilia dell’entrata nel conflitto del Regno d’Italia, esattamente il 13 gennaio 1915, un terremoto di proporzioni catastrofiche devastò la Marsica, in Abruzzo, e rase al suolo tutti i centri abitati uccidendo oltre 30.000 persone.
La tragedia ebbe enorme risonanza a livello nazionale ed internazionale, tanto che molti intellettuali si adoperarono per sensibilizzare l’attenzione pubblica nei confronti del territorio colpito dal sisma, tra cui Benedetto Croce, Gabriele D’Annunzio, Ignazio Silone. Furono parecchie le personalità a giungere in soccorso della popolazione colpita dal tragico evento, come Guglielmo Marconi, Gaetano Salvemini, Mons. Pio Marcello Bagnoli, Don Luigi Orione, Nazario Sauro con i compagni irredentisti tra cui proprio Antonio Bergamas con il quale condivideva la causa dei volontari trentini, giuliani e istriani.
Il terribile evento sismico, tuttavia, fu inghiottito ben presto dalle notizie dello scoppio del conflitto.
Quando l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria, Antonio si arruolò volontario nel Regio Esercito con il nome di Antonio Bontempelli. Morì durante un combattimento sul Monte Cimone, il 16 giugno 1916 e seppellito nel cimitero di guerra sulla Marcesina. A seguito di un bombardamento, i suoi resti andarono perduti.
Del giovane Antonio ci restano i documenti, la mantella da fante, la cinghia di sciabola, la spiritiera da campo, oggi in esposizione al Civico Museo del Risorgimento di Trieste, la sua casa a Gradisca ma, soprattutto, l’ideale di un’Europa libera dagli imperialismi, quell’Europa che sognavano gli irredentisti dei primi del ‘900. La sua storia e quella di molti altri giovani caduti nella Grande Guerra è raccontata dalle spoglie del Milite Ignoto, tumulate presso l’Altare della Patria quel 4 novembre del 1921, emblema della vittoria sofferta e dolente, del lutto collettivo che straziò l’intera nazione.
di Alina Di Mattia
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