Quello della maleducazione giovanile è un problema sociale che preoccupa sempre di più genitori, insegnanti e la società nel suo insieme. Un fenomeno complesso che merita attenzione e analisi approfondite, le cui cause possono essere molteplici e interconnesse.
A far da padrona è certamente la mancanza di modelli o di figure di riferimento. Capita, infatti, che giovani non abbiano modelli positivi di comportamento a cui ispirarsi. Oggi, i genitori assenti, lavorano h24, spesso sono distratti, e la mancanza di figure di riferimento può portare a comportamenti scorretti. La pressione dei coetanei e l’esposizione costante a contenuti mediatici che glorificano comportamenti per lo più inaccettabili, inoltre, possono spingere i giovani a comportamenti particolari per essere accettati dal gruppo, soprattutto, quando cercano attenzione.
Non intervenire tempestivamente con una sorta di approccio multidimensionale sulle cause, può avere conseguenze sia per i giovani stessi sia per la società.
Le famiglie devono promuovere una comunicazione aperta, offrire modelli positivi di comportamento e stabilire regole e limiti chiari. Necessario è che si torni a dire quei no che hanno fatto crescere le generazioni passate. Il mondo dei media, in particolar modo, dovrebbe intervenire selettivamente sul palinsesto e lavorare per ridurre l’esposizione a contenuti mediatici errati promuovendo messaggi positivi. Purtroppo la TV trash degli ultimi vent’anni non è stata certamente di aiuto.
Le scuole dovrebbero riappropriarsi del potere dell’insegnamento, promuovere il rispetto, la tolleranza e i sottolineare le potenzialità di ciascuno. Nessuno è un supereroe, tutti possiamo fallire, tutti possiamo rialzarci. Coinvolgere i giovani nel processo di cambiamento può renderli più responsabili e consapevoli dei propri limiti, ma ciò richiede l’azione di genitori, che senza insegnanti, istituzioni e della società nel suo complesso sono alquanto impotenti. Solo attraverso un impegno collettivo è possibile affrontare efficacemente questo problema e creare un futuro in cui la maleducazione giovanile sia un breve ricordo di un’epoca buia e passata.
Federico Di Mattia