“C’era una volta a Cerchio”, il libro che racconta la miseria dei contadini del ‘900

C’era una volta a Cerchio non è una storia di emigrazione, ma una delle tante storie di resilienza narrata da dentro, saldamente ancorata all’America – come veniva chiamata all’epoca qualsiasi area del continente a stelle e strisce – quel Nuovo Mondo che allora significava lavoro, soldi, riscatto dalla miseria, ma anche viaggi con il biglietto di sola andata.

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Il mondo nuovo. Satira cicolana sull’avvento dell’elettricità

Prima dell’invenzione, il chiarore domestico tardo ottocentesco era così descritto: «La era una camera […] illuminata dalla fiamma rossiccia d’una lampada che pendeva dalla nera soffitta» (Venosta 1858: 481); è quindi evidente che il nuovo modo di illuminare non passasse inosservato. La satira si dipana attraverso un’inesauribile cascata di considerazioni meritevoli di nota, abilmente messe in bocca dal rimatore a mastru Ciccu e al suo compare Sabbante.

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La vendemmia. Memorie di una tradizione secolare

Nei secoli trascorsi, per le famiglie contadine il vino era un alimento fondamentale nella magra, anzi, magrissima dieta di allora. Grazie al suo preziosissimo apporto calorico, il vino diventava un alimento digeribile e di facile reperibilità. Durante le estenuanti giornate di lavoro nei campi, il consumo di vino permetteva ai contadini di assumere le calorie necessarie senza appesantirsi, favorendo digestioni leggere, essenziali per mantenere l’efficienza fisica.

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L’emigrazione degli italiani all’estero: un fenomeno in crescita

Nonostante le circostanze siano cambiate e l’Italia stessa oggi sia diventata meta di emigrati da ogni luogo, l’esodo italiano verso l’estero rimane un fenomeno in costante evoluzione, caratterizzato da motivazioni diverse rispetto al passato ma anche da nuove sfide e opportunità che riflettono l’evoluzione, (o l’involuzione?) del mondo globalizzato in cui viviamo oggi.

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La comparanza e il sangiovanni

“Ci passe lu sangiuvanne!” si diceva in passato, è indicava appunto un vincolo importante di amicizia o sentimento tra compari e comari, che rimaneva e tutt’ora rimane saldo fino alla morte. A Milano si usava la frase: “San Giuan fa minga ingan!”, a sottolineare la fiducia riposta nella relazione di padrinato.

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